Vajont, emozioni e memoria: i bambini raccontano il 9 ottobre 1963
Una giornata intensa e carica di emozioni quella di ieri, 7 ottobre, alla scuola primaria Vittorino da Feltre di Vajont, dove è stato presentato il libro "Il 9 ottobre 1963 visto con gli occhi di un bambino". Il volume raccoglie le testimonianze di undici superstiti del disastro del Vajont, intervistati dagli alunni delle classi quarte e quinte, in un toccante progetto di memoria e consapevolezza.
L’iniziativa, realizzata con il supporto di Ambiente Servizi, che ha curato la stampa del libro, è stata fortemente voluta dall’Istituto e ha visto la partecipazione di autorità, docenti e cittadini.
A introdurre l’evento, il sindaco di Vajont Virgilio Barzan, originario di Erto e Casso e tra i superstiti della tragedia. La professoressa Annamaria Poggioli, moderatrice dell’incontro, ha poi ceduto la parola alla dirigente scolastica, che ha evidenziato il valore educativo del progetto:
“Il 9 ottobre 1963 ha segnato profondamente la storia di questo territorio. Ricordare è fondamentale, soprattutto attraverso percorsi che coinvolgano le nuove generazioni. Questo libro è motivo di grande orgoglio per la nostra scuola. Ringrazio chi ha sostenuto il progetto, Ambiente Servizi per la stampa e l’amministrazione per l’organizzazione dell’evento”.
Presente anche Stefano Bit, membro del Consiglio di amministrazione di Ambiente Servizi, insieme al direttore amministrativo David Rumiel. Bit ha portato i saluti del presidente Mascherin e sottolineato il significato profondo dell’iniziativa:
“Grazie per l’invito e per averci reso partecipi di un progetto così significativo. Oggi non celebriamo solo un libro, ma un atto di responsabilità collettiva: trasmettere la memoria di una tragedia alle nuove generazioni attraverso lo sguardo limpido dei bambini. È proprio da queste iniziative che nasce una comunità più consapevole, capace di ricordare e di costruire un futuro migliore. Ambiente Servizi è orgogliosa di aver contribuito alla realizzazione di questo volume, perché crediamo fermamente che la memoria sia un bene comune da custodire e condividere.”
La parte più toccante dell’incontro è stata dedicata alle testimonianze, lette dalla professoressa Poggioli. Profonda commozione ha suscitato il racconto di Enrica Corona, che all’epoca aveva undici anni, e quello di Graziella Manarin, la più giovane tra gli intervistati, appena cinque anni nel 1963:
“Abbiamo perso un pezzo della nostra vita quel 9 ottobre e i miei ricordi più belli sono proprio legati a quella vita lì: era un paradiso. La gente che ha pagato caro quella sera non era contro la costruzione della diga, perché doveva portare posti di lavoro e benessere. A mio parere però, avrebbero potuto farla da un’altra parte”.